Cosmogonia domestica
Giulio Marzaioli | fotografia e poesia
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Il particolare binomio di fotografia e testo poetico presente nelle opere di Giulio Marzaioli richiama e attiva fin dal primo sguardo un duplice statuto narrativo: immagini e parole, che non si fondono ma che si stratificano dando vita a una enigmatica narrazione per figure e concetti, scandiscono e sviluppano un’idea, una domanda, un’iniziale intuizione di senso. Come lavora il tempo, giorno dopo giorno, parola dopo parola, su quell’intreccio invisibile di cose e di segni che regola la percezione di sé, del mondo, degli altri? Come la nostra distanza dalle cose articola il mondo per successivi sfocamenti e mese a fuoco? Così, mentre le immagini seguono il destino spaziotemporale della messa a fuoco, abbandonandosi a una piena e inevitabile, se non inconsapevole, solidarietà con le cose di ogni giorno, le parole quel destino lo incalzano, vogliono nominarlo, ancora operano nello sforzo di determinarlo, pena la perdita totale dei contorni, lo scivolamento in un mondo sconfinato e talmente assuefatto a noi da perdersi nel linguaggio. Ed è proprio questo intimo scarto tra immagini e parole, questa intima irriducibilità delle une alle altre, che per un attimo ci rende visibile quel racconto tanto intimo e fondamentale, vera cosmogonia domestica, di cui ogni giorno perdiamo i contorni ma non la presa, e a cui ogni giorno, per non perderci davvero, ridiamo nome.